Medicina del Bioaging - Premessa
I problemi legati all'invecchiamento organico hanno già da diverso tempo polarizzato anche l'interesse della ricerca scientifica accademica più accreditata, la quale sta impiegando diverse energie nel tentativo di analizzare e comprendere non solo tutti quei processi fisiologici che stanno alla base dell'invecchiamento organico ma soprattutto tutte quelle molteplici patologie cronico degenerative ad esso stesso correlate.

L'età media si è notevolmente allungata rispetto a 50 anni or sono. La donna è arrivata ad avere una aspettativa di vita che può superare gli 85 anni di età mentre il maschio può arrivare a vivere fino ad oltre gli 80. E questo non è tutto perché la scienza potrebbe regalarci un ulteriore condono vitale allungando tale limite fino ad oltrepassare i 120 anni. Fantascienza? Non del tutto.
A sostenere questa ipotesi è il prof. Luc Montagnier, medico ed immunologo francese che si è reso famoso intorno agli anni ottanta per aver condotto i primi studi sull' A.I.D.S.

Lungi dal voler sostenere l'idea in base alla quale sarà possibile "aggiungere anni alla vita" è meglio sostenere quella che invece auspicherebbe "aggiungere vita agli anni".
Lo stesso ricercatore ha recentemente individuato una serie di "marcatori ematochimici", attraverso i quali sarà possibile quantificare l'entità dello "stress ossidativo", ormai da tutti ritenuto il responsabile non solo dei normali processi di senescenza ma anche della insorgenza di innumerevoli patologie cronico-degenerative, come ad esempio l'Alzhaimer, il morbo di Parkinson ed altre ancora, tutte correlate all'invecchiamento cellulare.
Per invecchiare bene diventa determinante individuare fin dalle fasi precoci sia il tipo che l'entità del proprio stress ossidativo, così da poterlo contrastarlo prima che i "danni" si siano irreversibilmente determinati.
 
In genere quando usiamo la parola "stress", per abitudine culturale o errata consuetudine, siamo abituati ad identificare con questo temine tutte quelle condizioni "psichiche" i grado di influenzare negativamente il comportamento biologico del nostro organismo.
Spesso allo stress viene attribuita la responsabilità di tutte quelle "disfunzioni" che il più delle volte vengono genericamente classificate e liquidate come "malattie psicosomatiche".
Tale visione a volte può risultare del tutto incompleta anche per il fatto che essa non tiene conto di quella enorme quantità di "agenti biochimici, sia esogeni che endogeni", capaci comunque di stressare l'organismo in maniera assai più rilevante che gli "agenti stressogeni emozionali".

Essi sono i cosiddetti "Radicali Acidi Liberi", molecole che, prodotte come conseguenza della vita stessa, sono ritenuti i principali responsabili di innumerevoli danni organici, sia funzionali che strutturali.

Il Paradosso dell'Ossigeno

La vita inizia con il primo atto inspiratorio e termina con l'ultimo atto espiratorio e dal principio alla fine viviamo grazie all'ossigeno ed al tempo stesso invecchiamo proprio per colpa delle sue scorie. Questo è il "paradosso dell'Ossigeno".
Ogni singola unità vivente del nostro organismo utilizza come comburente l'ossigeno che respiriamo e, grazie ad piccolo "carburatore" denominato mitocondrio, converte tutto il cibo introdotto in energia (ATP).

Come risultato finale si ha da una parte la produzione energetica, fonte di vita, dall'altra la produzione di scorie e tra esse alcune sono proprio i "radicali acidi liberi" .
Queste molecole, sono dotate di una caratteristica molto pericolosa e cioè quella di possedere un elettrone "libero" ovvero non accoppiato nella loro orbita e proprio tale conformazione rende queste molecole molto instabili dal punto di vista chimico.
La loro instabilità le induce, mentre vagano nell'organismo, alla ricerca di un altro elettrone da catturare per potersi accoppiare stabilizzandosi. Fortunatamente l'organismo è dotato di diversi processi di neutralizzazione producendo una certa quantità di molecole antiossidanti endogeni ma talvolta tali processi potrebbero risultare inadeguati e quando la produzione di antiossidanti non è sufficiente a tamponare le scorie ossidanti ecco che allora potrebbero iniziare i primi problemi.
In caso di inadeguatezza del sistema antiossidante potrebbe per esempio accadere che il processo di neutralizzazione avvenga a scapito delle molecole che costituiscono le strutture organiche di vitale importanza.
Tali strutture, una volta private di un loro elettrone, si comporteranno a loro volta come un ulteriore radicale libero alla ricerca di altri elettroni da catturare per stabilizzarsi, innescando così un inarrestabile cascata di processi viziosi.
Tutto ciò comporta non solo un invecchiamento più o meno precoce delle strutture biologiche (membrana cellulare, proteine e lipidi di membrana, nucleo), ma talvolta anche la morte precoce delle cellule stesse.
Come si è detto la produzione di radicali liberi è l'inevitabile conseguenza della vita stessa e se per un verso risulta impossibile azzerarne la produzione, dall'altro è invece possibile prevenire il loro accumulo sproporzionato ed al tempo stesso potenziare le capacità antiossidanti del nostro organismo, mentendo un corretto equilibrio tra ossidazione e contro ossidazione.

Oggi è possibile stimare la stabilità o la precarietà di tale equilibrio attraverso l'analisi di diversi "markers ematochimici" che possono indicare se il trend biologico si muove in senso fisiologico o meno.
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